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L’editoriale
“Sempre la pratica dev’essere edificata sopra la buona teorica”
(Leonardo da Vinci)
Qualche tempo fa, guardando un Gran Premio alla tv, mi sono trovato a immaginare che cosa succederebbe se un campione mondiale di Formula 1 fosse preso da una totale amnesia che gli facesse dimenticare non dico tutti gli articoli del Codice della Strada ma anche solo quelli che riguardano specificamente le cosiddette norme di comportamento e, in tali condizioni, si mettesse alla guida di una qualsiasi utilitaria per le vie della città.
Sarebbe una catastrofe totale. Sebbene compiuta in buona fede o, forse meglio, in perfetta incoscienza, sarebbe una sequela di incroci attraversati con il semaforo rosso, di sensi unici imboccati al contrario, di precedenze non rispettate, di strade percorse contromano e chi più ne ha più ne metta. Una successione di errori alla quale, inevitabilmente, potrebbe mettere fine soltanto un sinistro. In sostanza, se privata di quel prezioso bagaglio di regole condivise, l’indiscutibile manualità di quell’asso del volante finirebbe per valere nulla.
Penso ora a quella sorta di analfabetismo di ritorno che affligge quei tanti diportisti che, sebbene ufficialmente “abilitati al comando”, dimenticano la barca e la materia nautica per undici mesi l’anno: un lunghissimo periodo di inattività che in loro provoca sicuramente qualcosa di simile all’amnesia di cui sopra, riportandoli più o meno allo stesso livello di chi non ha mai seguito un corso per il conseguimento di una qualsivoglia patente nautica.
Dunque non mi riferisco tanto all’abilità pratica che, seppure in misura modesta, potrebbe pure sopravvivere all’inattività grazie a quella stessa memoria fisica che – come vuole un fondato luogo comune – permette di non perdere mai la capacità di andare in bicicletta. Mi riferisco piuttosto a quell’ampio e variegato insieme di nozioni, norme, regole e procedure che prescrivono a tutti – patentati o no – come ci si deve comportare in mare quando si è nella funzione di comandanti di un mezzo nautico.
A chi, immodestamente o avventatamente, dovesse pensare di conoscerle e ricordarle a sufficienza, consiglio di fare una specie di giochino, che giochino davvero non è: scaricare sul proprio smartphone una delle tante applicazioni dedicate ai quiz per la patente nautica e mettersi alla prova. Io l’ho fatto e, sebbene da decenni titolato, nonché continuamente allenato, ho commesso i miei bravi errori.
Orbene, anche per non attirarmi gli strali di chi ha la bontà di leggermi, mi trattengo dal suggerire per la nautica qualcosa di simile a quello che gli anglosassoni chiamano lifelong learning e che noi italiani, applicandolo per decreto a determinate attività, chiamiamo formazione professionale continua. Perciò, in questo mese di maggio, che per molti significa rimettere le mani sul timone dopo una lunga assenza, mi limito a rivolgere a tutti un caloroso invito a valutare ad ampio spettro e senza sconti il proprio livello di preparazione e ad agire di conseguenza. Il che significa anche riaprire un buon manuale e tornare, per esempio, a saper riconoscere senza incertezze un segnale cardinale ed evitare così di finire per scogli.
Corradino Corbò