SISTEMA YACHTING MADE IN ITALY
L’editoriale di questo numero è firmato da uno dei nostri più valenti collaboratori, Roberto Franzoni, di cui pubblichiamo volentieri le interessanti riflessioni inviateci sul sistema yachting.
La cantieristica italiana del grande yachting rappresenta da decenni un’eccellenza nel mondo, un particolare aspetto del tanto rinomato marchio nazionale “Made in Italy”, che tutto abbraccia e tutto contiene, dal parmigiano-reggiano alla Ferrari. Ma la cantieristica del grande yachting aggiunge alle celebrate caratteristiche generali del brand, quali ingegnosità, creatività, artigianalità e il saper fare, la peculiarità propria del superyacht, che le riunisce tutte. La sintesi tra mezzo in movimento e spazi abitativi porta a un livello tale di complessità, di integrazione di progetti, di sistemi e di realizzazioni, che si può affermare senza paura di essere smentiti che un superyacht è uno degli oggetti più complicati che la mente e la mano umana possa concepire e costruire.
Proprio per questo livello di complessità interrelate e integrate, la cultura italiana, che da secoli si esprime in tutti i piani della conoscenza creativa, dalle arti classiche come pittura scultura e musica alla più articolata concezione di forme dell’architettura e della scienza delle costruzioni alle più moderne espressioni della tecnica e della tecnologia – non dimentichiamo che è dalla conoscenza e dall’inventiva italiana che vengono le trasmissioni radio, il telefono, il radar, la televisione, lo scooter e il personal
computer – è un risultato di sintesi che viene riconosciuto come premium in tutto il mondo. Tanto da generare migliaia di prodotti “Italian sounding”, ovvero imitazioni e contraffazioni che possano evocare quel mitico “Made in Italy”.
La cantieristica italiana del superyacht non solo fruisce e gode di questa eredità creativa e del fare plurisecolare, ma con una straordinaria capacità moltiplicativa e riproduttiva tipica della bottega artigiana evoluta e della piccola industria italiane ha conquistato negli ultimi anni il vertice assoluto anche in termini di quantità, ovvero di pezzi prodotti. Confermato dagli analisti anglo-americani e olandesi, che obtorto collo debbono registrare questa supremazia anche quantitativa, è il dato che quasi un terzo dei superyacht al mondo sono di costruzione italiana e che nel portafoglio ordini per i prossimi anni salgono addirittura al 40%. Eppure la nostra cantieristica sconta sempre un debito di sudditanza e una sorta di complesso d’inferiorità rispetto alle sempre più blasonate cantieristiche tedesche e olandesi, in ordine di nobiltà. Il complesso, come qualunque psicanalista junghiano, freudiano o lacaniano che sia può confermare, è una sensazione interiore, uno stato d’animo, non suffragato da dati oggettivi. Considerato pure che tutti i cantieri del nord si avvalgono della collaborazione di progettisti, tecnici, fornitori, produttori d’impianti, materiali e componenti italiani. Purtroppo tra le caratteristiche della cultura italiana si annidano anche divisionismo, individualismo e autolesionismo, che certamente non aiutano a fare il famoso “sistema”, tanto necessario ad affrontare uniti e vincenti i mercati della globalizzazione, le piazze di mercato esotiche e una concorrenza oggi più che mai spietata, data dalla crisi, dalla sovrapproduzione, dall’eccesso di player per il numero di armatori potenziali e via complicando. Il “sistema Italia” non è capace di promuoversi all’estero efficacemente, tanto che il primo paese al mondo per beni culturali e ambientali conta meno turisti di Francia e Spagna.
Figuriamoci nello yachting.Di “fare sistema” se ne parla da cinque o sei decenni. Se ne parla, appunto. Questa supremazia oggettiva della cantieristica italiana nel mondo dovrebbe essere il fulcro su cui poggiare la leva di una costruzione questa volta di immagine forte, forte come i prodotti, come gli yacht disegnati e costruiti “in Italy” degna di un settore e di una capacità realizzativa che non ha veramente niente da invidiare ai concorrenti tedeschi e olandesi, per presentarsi ai mercati mondiali come un unicum, unico al mondo che copre dalla vite al gigayacht. Associazioni, datevi da fare.
Roberto Franzoni
LE PROVE IN NAVIGAZIONE
- Sanlorenzo – 460 Exp Moka
- Royal Huisman – 43m Sea Eagle
- CRN – 134 Atlante
- Southern Wind Shipyard – SW82RS Ammonite
- Riva – 88’ Domino Super
IL MERCATO
Vismara – Navetta MY 100
- Sanlorenzo – SL 106 Hybrid
- Canados – 90’ Gladiator
- Riva – 100’ Corsaro
- Ferretti Yachts – 850
- Blackcat – 50 M Performance Catamaran
- Green Yachts -Sussurro
- Tankoa – Open Concept
ARTICOLI e RUBRICHE
- Editoriale: Sistema Yachting Made in Italy
- Design: Un trimarano per un superyacht
- Quando il tender è un vero lusso Il Diamond 35 e altre esperienze
- Tecnica: L’importanza dell’elica 1a Parte
- Evoluzione dei sistemi di manovra C’era una volta il timoniere
- Cantieri: Codecasa – Yachts for sale
- Mondomarine – Verso il 2017
- 10 domande per Baglietto
- Services: Approvvigionamenti di bordo 10 anni di innovazione
- Meeting: Sesta edizione dello Yare L’appuntamento per il refit
- BR1 Fleet Show
- Accessori: Quick – La bottega industriale
- A.N.G. Converters
- Tender&Toys: Piattaforme gonfiabili – Nautibuoy Marine
- Capitani: Comandante Marco Ruocco
- Marina: Poto Lotti – Si amplia ai gigayacht
- Fashion & Style
- Arte: Never Give Up
- Piccole News