In copertina
In occasione del Miami Yacht Show, abbiamo incontrato Phil Popham, CEO di Sunseeker.
Boot Düsseldorf
Ampia, diversificata, movimentata, allegra, la mostra nautica indoor più importante del mondo è tornata ai grandi numeri e guarda al futuro entusiasmando i diportisti di domani.
L’interceptor
Riprendiamo il discorso interrotto sul numero di Nautica del mese scorso su questo semplice dispositivo, rispondendo a una domanda piuttosto semplice: quando si usa?
Capitani disastrosi
Un atterraggio impossibile, in uno dei mari più pericolosi del mondo e tante imprudenze: sono gli ingredienti di una storia finita bene, ma che avrebbe potuto trasformarsi in un
disastro, se non in una tragedia. Come i recenti casi di Ostia e di Rimini ci hanno insegnato. Cerchiamo di trarne qualche utile riflessione.
Balla con le balene
L’incontro è meno raro di quanto si possa pensare. Balene e capodogli nei nostri mari sono di casa, e trovarseli accanto è un’emozione di rara intensità tra fascino e timore.
Lloyd’s Register, un Patrimonio dell’Umanità
Tutto ebbe inizio da una tazza di caffè. Un caffè particolare, ordinato in una caffetteria particolare, fondata da tale Edward Lloyd in Tower Street, trasferito dal 1691 in Lombard
Street 16, e divenuta il centro di aggregazione ideale per tutti gli addetti ai lavori del settore marittimo.
Pasqua a Corfù
La costa di Corfù e delle altre Isole Ionie a Nord offre grandi possibilità di vivere il mare senza dover entrare in porto. Acque cristalline, paesaggi affascinanti e una cultura millenaria fanno il resto.
Aria di Grecia
Alzi la mano l’armatore che non ha pensato, almeno una volta, di lasciare la barca più o meno stabilmente nelle acque della Repubblica Ellenica. Ma quali sono i reali vantaggi di questa scelta? E quali i possibili problemi? Lo abbiamo chiesto a uno “storico” inviato del TG1, che da anni fa svernare il suo “Aria” nelle acque greche.
Le prove in mare di questo mese
- Le nostre prove
- Heron Yacht 56
- Nuova Tuccoli 440 HT
- Nuova Jolly Prince 38 CC
- Selva Marine D600 Endeavour
- Glastron GT 185
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L’Editoriale
UNION IS STRENGTH
Se c’è una cosa che fa male alla nautica italiana e l’idea consolidata che appartenga tout court al mondo del lusso. In altri termini, che a praticarla siano necessariamente le stesse persone che vestono alta moda, che girano in Ferrari, che bevono solo champagne, che di tanto in tanto compaiono sulle riviste di gossip.
Questo fa si che la maggior parte della nostra popolazione guardi al diporto come a un qualcosa di spettacolare ma irraggiungibile, di attraente ma inarrivabile. E’ il motivo per il quale, mediamente, i nostri saloni nautici – quello di Genova in testa – vengono messi alla stessa stregua del cinema, del teatro, del circo: si va, si paga il biglietto, si gode dello spettacolo con aria sognante, sapendo che gli attori e gli acrobati appartengono a un mondo parallelo, distante, fantastico. Guarda caso, tutto questo non capita nei saloni di Fort Lauderdale o di Miami, dove, invece, la maggior parte dei visitatori ha uno sguardo più diretto, più attento, più interessato, non di rado rivolto a un taccuino sul quale insistono misteriosi appunti, segni di probabili valutazioni, confronti, novità.
Altro che teatri o circhi: per queste persone, vivaddio, i grandi yacht show della Florida sono come supermercati, nei quali si va per acquistare ciò di cui si ha bisogno per coltivare non soltanto una passione – che ovviamente c’è – ma anche una vera e propria attività che rientra nel panorama delle proprie normali occupazioni. Proprio per questo, il barchino a fondo piatto ha la stessa dignità del grosso cruiser, cosi come l’inelegante visitatore in shorts, camicia a fiori, calzini corti e hotdog in mano (forse un multimilionario texano) viene accolto e ascoltato come quello in blazer e cravatta.
Il fatto e che negli Usa certe classificazioni di status sono molto più sfumate che da noi e, forse anche per questo atteggiamento mentale, pur trattandosi del mercato più importante del mondo per quantità di diportisti, per quantità di imbarcazioni prodotte e per indotto, circa l’80 per cento dei produttori trova nella National Marine Manufacturers Association il suo unico punto di riferimento organizzativo. Qualcosa come 1.500 aziende – da quelle che producono piccoli tender a quelle che costruiscono custom yacht – in un’unica associazione. Union is strength, dicono loro. L’unione fa la forza, diciamo noi. Pero loro, nella messa pratica, sono sicuramente piu bravi.
Corradino Corbò