Testo e foto di Corradino Corbò

C.Boat 27 82 Aria

Un dislocante di acciaio pensato come un albergo a cinque stelle ma
costruito come una barca da lavoro. Charter o uso strettamente
privato? A far pendere la bilancia da una parte o dall’altra, la
possibilità di un allestimento assolutamente custom.

C.Boat 27 82 Aria

Poche aziende nautiche possono definirsi “marketing oriented” come la
C.Boat di Mauro Corvisieri. Dopo dieci anni di attività quale titolare
di una delle compagnie di charter più alla moda, con una flotta di ben
25 yacht e 7 aeromobili, il giovane manager palermitano ha infatti
deciso di costruire una gamma di grossi cabinati, concepiti e
disegnati sulla base delle reali esigenze espresse dalla sua facoltosa clientela.

 

C.Boat 27 82 Aria

C.Boat 27 82 Aria

C.Boat 27 82 Aria

C.Boat 27 82 Aria

C.Boat 27 82 Aria

C.Boat 27 82 Aria

C.Boat 27 82 Aria

SCHEDA TECNICA
Design: Mauro Mortola (Engineer), Mauro Corvisieri (Concept)
Lunghezza f.t.: 27.30 m
Larghezza massima: 7.50 m
Immersione massima: 1.60 m
Dislocamento a pieno carico: 128t
Cabine passeggeri: n. 1 owner suite, n. 2 double staterooms, n. 2 doubles
Cabine equipaggio: n. 2
Motorizzazione: Caterpillar C-8 2×875 hp
Velocità massima: 14 nodi
Velocità di crociera: 10 nodi
Riserva carburante: 16,000 litri
Riserva acqua: 3,000 litri
Generatori: n. 2 Napro Yanmar da 40 KW a 380 V
Building Class EC: A

Per ulteriori informazioni: C.Boat, via Ammiraglio Rizzo, 17;
90142 Palermo; tel. 091 6372604; sito web www.cboat.it; e-mail [email protected].

 

Trattandosi spesso di persone che vivono il mare
saltuariamente, essendo professionalmente impegnate in luoghi assai
diversi, le loro richieste prioritarie sembrano poter essere riassunte
in due fondamentali: quella di sentirsi assolutamente sicure e
protette su un genere di mezzo con il quale non hanno una grande
dimestichezza; quella di poter disporre di tutte le comodità che, per
abitudine, trovano negli alberghi a cinque stelle. La risposta di
Corvisieri è sotto i nostri occhi: quale prima unità del nuovo
cantiere, il C.Boat 27 82 pretende infatti di rappresentare la
filosofia progettuale e costruttiva sulla quale verrà sviluppata la
gamma, prevista in quattro modelli fino a 35 metri di lunghezza. Per
quanto riguarda l’aspetto sicurezza, il 27 82 mette in evidenza – ove
possibile – tutti quei dettagli che ne denunciano l’effettiva
impostazione tecnica “da lavoro”. Un’occhiata alle specifiche di
costruzione chiarisce subito che non si tratta di una semplice
etichetta: basti pensare agli 8 millimetri di spessore per l’acciaio
della carena o agli intervalli di 50 centimetri tra una costola e
l’altra della fitta struttura portante. Per quanto concerne invece
l’aspetto più abitativo, è veramente sufficiente fare una passeggiata
tra i vari ambienti per rendersi conto che c’è veramente poco o niente
di quelle scomodità tipicamente nautiche che, persino in certi
superyacht, possono far rimpiangere il comfort casalingo. Perciò, le
cabine – e non soltanto la scontata armatoriale, con i suoi 25 metri
quadrati – hanno le dimensioni e la forma di vere e proprie stanze da
letto, mentre il corridoio sul quale esse affacciano, visto con occhi
marinareschi, può far pensare addirittura a uno spreco di spazio. Ma
se è soprattutto sottocoperta, sul ponte inferiore, che il 27 82 si
distacca in modo radicale dalla maggior parte dei suoi simili, sul
ponte principale non mancano alcuni segni di forte distinzione. Qui,
la stessa impressione di geometricità del livello inferiore si
arricchisce del fattore luminosità, che accentua lo stile minimalista
degli arredi e accende i già forti contrasti cromatici delle essenze.
Grazie a ciò, il pagliolato nero diventa il vero protagonista di un
grande salone, nel quale ci piace immaginare – sarà per lo stile
vagamente orientale? – semplici ma significative composizioni ikebana,
realizzate da mani sapienti. La zona pranzo, leggermente defilata poco
oltre la mezzanave, è in perfetta corrispondenza con la cucina: un
vano dal taglio nettamente professionale ma abbastanza elegante da
meritare la possibilità di essere esposto alla sala mediante
l’apertura di un’ampia porta scorrevole a due ante. All’estremità
prodiera, infine, la plancia è resa spettacolare dall’alta
finestratura spiovente che, oltre a garantire un’ottima visuale su tre
lati, le conferisce una particolare illuminazione naturale. E’
importante sottolineare che un allestimento così originale costituisce
esclusivamente una proposta, un suggerimento, una possibilità:
qualsiasi elemento non strutturale è infatti da considerare
modificabile o addirittura riprogettabile integralmente. Persino il
flying bridge si presta a interpretazioni diverse da quella proposta
da questa prima unità, anche se l’organizzazione della parte prodiera
– quella che interessa direttamente la timoneria esterna – è, secondo
noi, da non toccare: in particolare, ci è piaciuto il fatto che,
nonostante a proravia della plancia si trovi un’ampia dinette, il
pilota mantiene comunque una comoda visuale della prua. A nostro modo
di vedere, c’è una stretta coerenza tra quel che abbiamo fin qui
osservato “a barca ferma” e ciò che essa ci rivela in navigazione: una
navigazione in pieno dislocamento, dunque morbida, regolare,
rassicurante, silenziosa, a garanzia di un’autentica vita di bordo che
possa incominciare nel momento stesso in cui si parte e non soltanto,
necessariamente, quando si arriva. Ecco, quindi, che quei 10-11 nodi
di velocità di crociera, garantiti da una motorizzazione relativamente
economica (due Caterpillar da 875 HP ciascuno), perdono il loro
significato di lentezza e acquistano quello di un piacere da gustare
con la giusta calma. Slow-cruise come slow-food, insomma.