Sommario
- Delfini e squali: una risorsa per la medicina riabilitativa e per la tecnologia.
- Analisi sulle caratteristiche meteorologiche tipiche del mese di agosto.
- Il “routage”: l’attività strategica nelle regate atlantiche.
- Confronto tra due apparecchiature: GPS e Plotter. Quale scegliere?
- La tredicesima puntata del corso di vela: manovre con lo spi.
- Pesca: A traina con i rapala: le regole del gioco
- Nautica ha provato in mare per voi, scoprendone pregi e difetti, le seguenti barche: Jeantot Privilege 435, Asilleros Menorca Menorquin 150, Ferretti Ferretti 430, Asterillos Astondoa AS 39, Wellcraft 2400 Martinique, Rio Nautica Serena 700 Cabin Fish, Mako Marine Mako 192, Bombardier Sea Doo GTI
- Tall Ships: 50 ragazzi a bordo di Nave A.Vespucci in rotta per l’America.
- Viaggio alla scoperta della Polinesia Francese
- Itinerario e consigli sulla navigazione da Ponza a Ischia
- Nautica sport, foto e resconto delle seguenti regate e gare di motonautica: Campionato Europeo IMS; Giraglia Rolex Cup; Loop Baltic Cup; Europe 1 New Man Star; Terza edizione della Capri/Montecarlo
- La rubrica “Una barca per tutti”, che comprende i piccoli annunci, affronta i seguenti argomenti: il charter: agenzie e proposte di noleggio per barche da regata; scuole e patenti: indirizzi; l’usato: consigli e suggerimenti sulla manutenzione delle barche, le schede delle barche di una volta e intervista ad un broker; pagine blu.
Editoriale
Ma dov’è lo stato di diritto?
I DIPORTISTI SENZA DIFESA
Ancora una volta i diportisti sono vittime del sistema, di leggi teoriche e poco rispondenti alla realtà. Ciò vanifica tutti i tentativi di far decollare questo settore, al quale vengono riconosciute per altro grandi potenzialità economiche e occupazionali. Per una legge ottenuta a favore ne vengono approvate tante altre, per lo più imprevedibili, che creano serie difficoltà al comparto. Sostanzialmente, non ci stanchiamo di dire, manca una politica per il mare e in particolare per la nautica. Così, ascoltiamo sempre i buoni propositi di molti ministri, ma poi, proprio a causa di tale carenza, li vediamo vanificarsi nel nulla.
Perciò, ogni estate, l’utente nautico è costretto a confrontarsi con le conseguenze negative e disincentivanti, per il diporto, di qualche nuova legge. Sempre nuovi adempimenti e divieti si aggiungono a quelli in vigore. Questa volta i problemi scaturiscono dal Decreto Legislativo 29.12.99, n. 507, e dalla piena applicazione della legge 31 dicembre 1982, n. 979, istitutiva dei parchi e delle riserve marine.
Già sul precedente fascicolo di “Nautica” abbiamo lanciato l’allarme sulle multe da quattro milioni che stanno piovendo sull’utenza nautica, generate dal suddetto decreto legislativo (per l’inosservanza delle ordinanze dell’Autorità marittima, art. 1174 del Codice della Navigazione). È stato un vero fulmine a ciel sereno, che ha già fatto molte vittime. Detto decreto è stato emanato col giusto intento di depenalizzare alcune infrazioni che non si estinguevano con la multa e alleggerire così il lavoro dei tribunali. Ma il legislatore, per compensare l’abolizione dell’effetto deterrente della parte penale, ha pensato bene di accrescere l’importo della multa. Però, come al solito, col caratteristico pressapochismo italiano, si è sparato nel mucchio, senza andare a esaminare nel dettaglio le conseguenze che l’innovazione avrebbe comportato. Ed ecco le multe mostro. Era assurdo, a suo tempo, che vi fosse una conseguenza penale, tanto che è stata abolita, è assurdo ora l’importo, assolutamente spropositato rispetto alla gravità dell’infrazione commessa. Tutti lo riconoscono, ma non applicare quanto disposto dal D. L.vo 507/99, comporterebbe per i controllori un’omissione di atti d’ufficio, perseguibile penalmente.
Se si pensa che il provvedimento si applica a tutto ciò che è regolato dalle ordinanze delle C.P., si può avere un’idea della sua portata, che è molto vasta e punisce tutta una serie di comportamenti che vanno dai divieti vigenti nelle zone di balneazione, da giugno a settembre, alla mancata osservanza di divieti di transito, di ancoraggio, di pesca (anche sportiva dalla barca) lungo la costa o in ambito portuale.
Invece, l’ammenda per l’ingresso in zone vietate delle aree protette è prevista dalla stessa legge istitutiva dei parchi, all’art. 30, ora aggiornata all’importo minimo di 2 milioni e massimo di 12 (e anche questa conciliabile al doppio del minimo, 4 milioni). Inoltre, lo stesso articolo prevede la confisca del mezzo col quale si è commessa la violazione, con tutte le sue attrezzature, sia essa natante, imbarcazione o nave da diporto. È evidente che questa norma è stata redatta da persone non al corrente del costo delle unità da diporto oppure di particolare integralismo ambientale. Infatti, la confisca significa la perdita immediata e totale della barca, che diventa di proprietà dello Stato.
Il Comando Generale delle Capitanerie di Porto ha segnalato l’opportunità di non applicare proprio quella norma, considerato l’alto e spesso altissimo valore delle unità da diporto, ma ha avuto dagli organi competenti consultati risposta negativa. È evidente che possono incappare nel divieto barche da diporto che valgono decine, centinaia di milioni o miliardi. Già il sequestro sarebbe assurdo, se non limitato a un breve periodo, ma procedere alla confisca è proprio pazzesco.
Finora, gli organi di controllo, con molto buon senso, avevano svolto, tranne che in poche zone, più che altro un’opera di informazione e dissuasione. Quest’anno i parchi veramente attivi saranno in maggior numero e la sorveglianza aumenterà. Ma c’è un altro fattore che viene a svolgere, in questa situazione, un importante ruolo negativo. Queste sono infrazioni regolate dal Codice della Navigazione e non dalla legge 50/71, sulla navigazione da diporto. Così si attiva un diritto d’avvistamento del 30% dell’importo che va a chi ha elevato la contravvenzione, mentre un’altra percentuale va agli uffici giudiziari. Quindi, c’è un incentivo pratico alla multa per gli equipaggi che mette fuori gioco anche la volontà conciliante dei comandi, che si rendono conto dell’ingiustizia e dell’impopolarità del provvedimento.
Ora, per porre rimedio a questa situazione, è necessaria la volontà politica del legislatore.
Frattanto, in questa sede, vogliamo evidenziare una situazione illegittima che, se adeguatamente messa in risalto da scritti difensivi e dalla difesa in sede giudiziale, dovrebbero impedire questo gioco al massacro. Se multati, presentate sempre il previsto scritto difensivo, anche per consentire al Comando CP che dovrà giudicare di venirvi incontro.
Questo è un atto molto importante al quale non dovete assolutamente rinunciare. Vanno rispettati i principi dello stato di diritto a meno che non ci vogliamo considerare stato da terzo mondo o da operetta.
Non si può contestare un’infrazione senza una prova certa della stessa. E quale prova della malafede, della volontà di ignorare il divieto si può avere, senza che sia dato al diportista, al turista nautico, l’avviso che sta per compiere un’infrazione? Tutti i divieti devono essere regolarmente segnalati a mare, come lo sono obbligatoriamente a terra. I mezzi per farlo ci sono – boe e mede in acqua, e grandi cartelli a terra – e si possono posizionare, a spese degli enti e degli organismi che beneficiano delle aree, come avviene in Francia e negli altri paesi comunitari.
Fin quando non sono segnalati i divieti, niente multe, specie considerando che spesso vi è difficoltà o addirittura impossibilità di conoscerli, come, ad esempio, nel caso del turista nautico in transito lungo la costa. Né si può pretendere che solo in base al punto geografico, alla latitudine e alla longitudine, il navigante sappia di essere o meno in una riserva, né, in caso di contestazione, si può dimostrarlo. Pertanto, lo Stato o chi per esso, è tenuto a svolgere la massima opera di comunicazione per portare a conoscenza dei cittadini divieti e pene.
Perciò, prima di comminare le multe si intervenga per rendere evidenti i divieti, si attrezzino parchi e riserve, si attui un sistema di prevenzione come avviene in tutti i parchi esteri, si diffondano regolamenti e piantine. Quello che occorre, almeno per limitare i danni, è una moratoria che non consenta l’avvio di altri parchi e riserve, se prima quelle esistenti non siano state completamente attrezzate. Noi siamo per l’ambientalismo serio, non per il concetto che chi paga non inquina. Finiamola con il fondamentalismo verde.
Pensate che cosa accadrebbe se un Comune stabilisse dei divieti di sosta e poi imponesse ai cittadini di recarsi all’Albo d’Affissione Comunale per prenderne conoscenza.
Non solo scoppierebbe una rivoluzione, ma gli amministratori verrebbero cacciati a furor di popolo.
Invece, questa incredibile realtà esiste nella nautica e non solo nessuno protesta, ma qualcuno forse intriga.
Perché tanto accanimento contro le barche da diporto, mentre alle strascicanti che pescano sotto costa, arrecando danni devastanti e a fine di lucro, si applicano ammende molto più leggere?
Si voleva risollevare la nautica. Fiori e Trevisanato come D’Alema e Burlando (quest’ultimo è ora attivamente impegnato per ottenere l’inserimento del leasing tipo francese nella prossima Finanziaria) hanno ottenuto da tutto l’arco politico la migliore attenzione nei confronti della cantieristica e dell’utenza: non consentiamo a norme disincentivanti, di allontanare la gente dalle barche, di distruggere tutto. Così si uccide la nautica. Chi può intervenga a livello politico, noi stiamo cercando di farlo. Occorre una legge per modificare queste assurdità, che purtroppo trovano la loro ragione di essere in un Codice della Navigazione vecchio, tuttora ancorato a inaccettabili concetti di difesa del territorio a fini bellici. Da ciò nascono disposizioni estremamente vessatorie e limitative della libertà di imprenditoria e di utenza, che andrebbero assolutamente eliminate. L’abbiamo scritto più volte e se vogliamo un migliore futuro per la nautica dobbiamo essenzialmente legarla al turismo. Siamo in Europa, parliamo di libera circolazione di uomini, merci e capitali, ma la filosofia dei nostri codici, nei quali l’unica preoccupazione sembra il massimo garantismo per il delinquere, è ancora quella di uno Stato centrale, concettualmente assolutista e limitativo di tante libertà.
C’è anche il diritto del cittadino a essere rispettato dalla legge. Fa parte di quel benessere della vita che viene rivendicato in ogni società che si proclama giusta e civile.
Questo testo, se non si riferisce al numero di Nautica correntemente in edicola, viene pubblicato esclusivamente a fini storici e le opinioni espresse potrebbero non coincidere più con quelle della Direzione e/o della Redazione di Nautica Editrice Srl
Indice articoli presenti in questo numero
1
Le inchieste di Nautica – Gli scivoli pubblici delle Marche
rubrica: Approdi e residenze | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 160
2
Marina del Nettuno, il porto turistico di Messina
rubrica: Approdi e residenze | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 164
3
Marinara, un porto turistico realtà e specchio di un momento di grazia per la vela.
rubrica: Approdi e residenze | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 166
4
Nuove offerte di Auto&Nautica
rubrica: Approdi e residenze | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 164
5
Ma dov’è lo Stato di Diritto? I diportisti senza difesa.
rubrica: Attualità | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 72
6
Chevrolet Trans Sport: Maxi Mono
rubrica: Autonautica | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 190
7
Cantiere Navale Cala Galera: A Cala Galera garanzie sull’usato
rubrica: Broker & Charter | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 264
8
Charter Regata: Affittasi Bastone
rubrica: Broker & Charter | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 250
9
Forzatre: Benetti 20 M
rubrica: Broker & Charter | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 252
10
I Viaggi del Capitano: Sulle rotte del Capitano
rubrica: Broker & Charter | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 253
11
L’oriente di Passepartout
rubrica: Broker & Charter | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 249
12
Rigo Yachts: Virginia Yacht
rubrica: Broker & Charter | annata: 2000 | numero: 460 | pagina: 249